LA SINDROME DELLA BANDELETTA ILEO-TIBIALE, cos’ è, come si CURA?
La sindrome della bandeletta ileo-tibiale (detta anche benderella ileo-tibiale), è una patologia infiammatoria a carico della zona ileo-tibiale e laterale del ginocchio.
BREVI CENNI DI ANATOMIA
La bandeletta ileo-tibiale è un tendine comune di due muscoli, il grande gluteo e il tensore della fascia lata e si inserisce sulla faccia antero-esterna della tibia a livello del tubercolo di Gerby. Lungo il suo decorso, la bendeletta (o benderella) passa superficialmente all’epicondilo laterale del femore, da cui è separata da un borsa di scorrimento.
La funzione principale di questo tendine è di rendere stabile la componente anterolaterale del ginocchio, e trasmettere delle forze dal bacino alla gamba. La sua caratteristica è quella di infiammarsi a livello della parte distale, quindi a livello dell’epicondilo esterno del femore.
La bandeletta ileotibiale non è fissa ma segue i movimenti della gamba e si trova anteriormente all’epicondilo del femore quando la gamba è distesa, si sovrappone ad esso con la gamba in flessione di 30°, passa quindi posteriormente con l’incremento della flessione.
CAUSE E FATTORI PREDISPONENTI
La sindrome della bandeletta ileotibiale può essere considerata, sostanzialmente, una sindrome da sovraccarico (come l’epicondilite o gomito del tennista, la pubalgia, la fascite plantare) che comporta l’infiammazione tendinea.
La ripetizione continua del movimento di flesso estensione del ginocchio, determina microlesioni delle fibre collagene tendinee e l’insorgenza di una borsite a carico della borsa di scorrimento tra la bandeletta ileo-tibiale e il condilo femorale esterno.
Possono esserci fattori predisponenti di natura anatomica come il varismo del ginocchio, il varismo della tibia, la prominenza dell’epicondilo femorale laterale, la dismetria degli arti inferiori e il piede tendente all’ipersupinazione.
Le attività sportive che, unite ai sopracitati fattori, sono causa dei ripetuti microtraumi che alla fine scatenano il processo infiammatorio, sono: la corsa su fondo inclinato o irregolare; un chilometraggio eccessivo; la scelta di lunghi circuiti che presentano un’eccessiva alternanza di salite e discese o allenamenti per forza esplosiva troppo intensi. -attività con ripetuti salti.
DIAGNOSI
La patologia si presenta solitamente con un dolore generalmente continuo sulla parte esterna del ginocchio, tale dolore si accentua quando la flessione supera i 30°, al dolore spesso è associata una sensazione di rigidità.
La diagnosi è in genere clinica e valuta la flessibilità e la forza muscolare, l’anatomia degli arti inferiori, la camminata del paziente e la localizzazione del dolore.
Eventuali esami strumentali (ecografia, radiografia) possono essere utili laddove sia necessaria una diagnosi differenziale con altre patologie dalla sintomatologia simile (la tendinite distale del bicipite femorale, la tendinite poplitea, la lesione del menisco laterale, esiti della ricostruzione del LCA).
TERAPIA
Il trattamento risolutivo è un percorso terapeutico integrato.
In fase iniziale mira alla cura dell’infiammazione: riposo, riduzione dei ritmi di allenamento, utili le applicazioni locali di ghiaccio prima e dopo l’esercizio fisico.
E’ utile eseguire cicli di terapie fisiche locali ad alta tecnologia (laser e terapie di ultima generazione quali la tecarterapia)
In alcuni casi, a giudizio del medico specialista, si ricorre ad infiltrazioni locali per spegnere l’infiammazione dei tessuti, qualora si abbia avuto scarsa risposta alle prime terapie.
Successivamente alla riduzione dei sintomi della fase acuta il percorso riabilitativo dovrà indirizzarsi alla risoluzione dei deficit biomeccanici del piede, del ginocchio e dell’anca e dovrà preoccuparsi di lavorare sulle disfunzioni muscolo-scheletriche riducendo, in particolare, le retrazioni muscolo-tendinee spesso molto accentuate in chi soffre di questo disturbo. Verranno svolti pertanto diversi esercizi di stretching mirati.
La ripresa dei normali ritmi di allenamento dovrà avvenire con la dovuta progressione dei carichi.
In generale il trattamento conservativo con il percorso terapeutico integrato, anche mediante esercizi funzionali è risolutivo per la stragrande maggioranza dei pazienti.
Solo in rarissimi casi è necessario ricorrere all’approccio chirurgico con una sezione della parte posteriore della bandeletta o in un raschiamento della faccia esterna del condilo femorale.
Dott. Mariano Scollo
Medico Specialista in Fisiatria.