ERNIA DEL DISCO: TRATTAMENTO CON OSSIGENO-OZONOTERAPIA PERCUTANEA PARAVERTEBRALE

L’ernia del disco lombare classica tende con il passare del tempo, lentamente, a risolversi spontaneamente. 

Questo fenomeno è dovuto al fatto che l’ernia, inizialmente piena di liquido e quindi di volume più grosso, passando le settimane si riduce perdendo liquido e riassorbendosi. Nello stesso tempo viene in parte disgregata e digerita dai macrofagi. Inoltre, oltre a quanto detto, a volte può anche spostarsi e liberare la radice nervosa che toccava e “infiammava”. 

Inoltre i processi infiammatori attorno all’ernia ed alla radice nervosa tendono progressivamente a limitarsi.

Se la sintomatologia non regredisce e si protrae oltre i 2-3 mesi allora si può iniziare a valutare la soluzione chirurgica.

La chirurgia negli ultimi anni ha sviluppato la tecnica mini-invasiva che utilizza il microscopio operatorio che permette estrema precisione ed accuratezza.

 Nonostante ciò la chirurgia è gravata da possibili complicazioni che non possono essere taciute: infezioni, recidive dell’ernia, fibrosi peridurale ipertrofica, maggior induzione di degenerazione discale e instabilità segmentaria. 

In alcuni casi più sfortunati si può arrivare a quella che viene chiamata come “failed back surgery syndrome” – FBSS !

Un insuccesso cui si associano le complicazioni prima elencate con problematiche difficili circa il cosa fare dopo soprattutto in presenza di pazienti giovani e in piena attività lavorativa.

Per questi motivi sono state ideate nuove tecniche percutanee applicabili ambulatorialmente.

Tra quelle in uso segnaliamo:

-L’Ossigeno-Ozono terapia (O2O3).

E’ una tecnica relativamente poco invasiva.

Agisce riducendo il volume dell’ernia ed associa anche un effetto anti-infiammatorio.

L’Ozono infatti tende a ridurre il volume dell’ernia per un fenomeno di disidratazione del disco e riduce anche la flogosi radicolare, uno dei fattori principali del quadro clinico legato al conflitto disco-radicolare. Questo infatti dipende da fattori meccanici e infiammatori (immuno-mediati e secondari a fattori bioumorali).

L’Ozono iniettato provoca disidratazione del tessuto erniario con conseguente diminuzione del conflitto con il nervo.

Inoltre induce un aumento di cessione di ossigeno da parte dei globuli rossi, riduce l’ipossia dei tessuti, la stasi linfatica e venosa. Migliora in tal senso la circolazione ematica locale con rimozione di sostanze tossiche.

L’Ozono avrebbe altre qualità: inibisce il rilascio di proteinasi da parte dei macrofagi e dei neutrofili polimorfonucleati e aumenta la liberazione di citochine immunosoppressive. Inibisce la sintesi delle prostaglandine e la liberazione delle bradichinine, neutralizza i ROS endogeni e stimola la produzione locale di enzimi antiossidanti.

L’infiltrazione attiverebbe per via riflessa il sistema antinocicettivo mediante la liberazione di peptidi oppiodi, di endorfine e di cortisolo. 

Ha una ridotta percentuale di complicazioni, è ripetibile, in caso di insuccesso si può sempre ricorrere alla terapia chirurgica.

Le principali casistiche riportano risultati molto buoni che si aggirano su percentuali dell’80%. 

Noi riteniamo quindi che sia una tecnica applicabile in quasi in tutte le ernie discali resistenti ai classici trattamenti farmacologici e fisioterapici.